Disponibilità immediata
vota, segnala o condividi
Chiamati al difficile compito di definire la nostra identità, realizzando in noi, nel tempo che ci è concesso, "qualcosa che sia unico e al tempo stesso possa valere, per chiunque lo osservi, come un buon esempio di un'esistenza umana riuscita", spesso volgiamo i nostri occhi alla morale. Questa, però, non può essere una cappa asfittica che rattrappisca le nostre aspettative personali, ma deve nascere dal riferimento a un principio alto, capace di essere stimolo e guida in questo difficile compito. "Solo in questo modo l'etica rimane una ricerca personale, una sfida e un luogo di formazione di sé, invece di divenire una scusa per non pensare, per obbedire a un comando o per confondersi nel conformismo di una tradizione o di una moda". Nella prospettiva morale che Roberto Mordacci propone, a un tempo personalista e critica, al centro dell'etica vi sono le persone, la loro complessità e la loro fragilità, la loro libertà e la loro responsabilità verso l'esistenza propria e altrui. Il tutto a partire da un'intuizione fondamentale: l'etica è per le persone e non viceversa, così come, nel Nuovo Testamento, si dice che "il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato" (Marco 2, 27)"..
«La morale (una morale che sia onesta) non è affatto una rete protettiva, un luogo sicuro, un argine contro la perdita di un sé rassicurante e conforme alle aspettative. Piuttosto, se non è finzione, la morale qui invita al salto, al rischio di sé per dare concretezza e pienezza alla vita».
Sono questi i presupposti da cui Roberto Mordacci, preside della Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, per argomentare la tesi fondamentale del suo libro, ossia che l’etica è per le persone e non le persone per l’etica.
PERCORSI