Si è discusso in passato se eretico sia colui che è giudicato tale dalla Chiesa (Benedetto Croce), o se invece non sia chi sceglie di esserlo ribellandosi a ogni e qualunque comunione ecclesiastica (Delio Cantimori). In questo libro si incontrano eretici tanto dell’uno quanto dell’altro tipo, ma non solo: ci fu anche chi criticò la Chiesa senza per questo incorrere in condanne, anzi provocando un chiarimento positivo. Del resto, l’eresia (etimologicamente, “scelta”) era stata giudicata dall’apostolo Paolo, nella cristianità allo stato nascente, un contributo utile alla ricerca della verità. Ma la parola, insieme con i fenomeni che designava, doveva attraversare secoli di storia e della storia non poteva sfuggire alla legge fondamentale: il mutamento. Così, man mano che i confini dell’ortodossia della Chiesa venivano fissati, ci fu sempre meno spazio per l’eretico, il che non impedì alla pianta del dissenso religioso di mettere radici e moltiplicare le sue forme. Ma come nascono le eresie? I casi e le questioni di cui si parla nei saggi qui raccolti appartengono per lo più alla storia della cultura e della vita religiosa italiana nella prima età moderna, segnata dalla Riforma protestante e dalla reazione cattolica. La frattura dell’unità religiosa europea e i nuovi legami formatisi tra poteri statali e confessioni religiose dovevano esportare i confronti e i conflitti oltre i confini del vecchio mondo. Al contempo, è in quest’epoca che nasce lo studio moderno della religione quando, con Machiavelli, “religione” diventa un termine neutro, valido per indicare e confrontare religioni diverse, e si accantona la distinzione tra l’unica vera e le false.
Eresie
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