Il significato radicale che il “nulla” ha assunto nella riflessione filosofica occidentale accompagna come un’ombra non solo questa forma di pensiero, ma l’intero tragitto della nostra civiltà . Radice prima dell’angoscia, il nulla turba anche e soprattutto per il suo carattere sommamente ambiguo: già Platone, infatti, si accorge che pensare il nulla e parlare del nulla significa pensare qualcosa e parlare di qualcosa – come se il nemico che si ha di fronte si sdoppiasse, ingannandoci sulla sua identità . Questa nozione spaesante, che esige di essere interpretata alla luce delle forme più rigorose della speculazione, è stata affrontata da Severino a partire da “La Struttura originaria” (1958) e fino a “La morte e la terra” (2011): a queste due opere, e alla seconda in particolare, si ricollega “Intorno al senso del nulla”, dove da un lato si mostra come l’ambiguità sia ben più profonda di quanto possa sembrare e dall’altro si indagano “le condizioni che rendono possibile la via d’uscita”. Approfondimento quanto mai necessario, giacché se si rinunciasse a discutere le aporie suscitate dal senso del nulla resterebbe in sospeso la stessa tesi di fondo del pensiero di Severino: che l’uomo e ogni altro ente “sono da sempre salvi dal nulla”.
Intorno al senso del nulla
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