La passione per lo studio del greco, già riscontrabile nella seconda metà del Trecento, la fondazione della Accademia neoplatonica, la propensione verso il collezionismo di prestigio di codici manoscritti greci, oggetti d’arte ed icone provenienti dall’impero romano d’Oriente, in via di dissoluzione tra 1453 e 1465, fenomeni propri del Quattrocento, qui rimangono sullo sfondo di un grande progetto che impegnò la oligarchia di finanzieri, banchieri e grandi mercanti che governava il Comune di Firenze, a partire dall’entrata in possesso del porto di Pisa nel 1404, ma la cui origine va cercata nei possessi signorili e negli interessi finanziari degli Acciaiuoli fiorentini nella penisola Ellenica: il progetto di dare vita ad una Romània fiorentina da sviluppare in concorrenza con quelle veneziana e genovese. La concessione da parte del basileus dei Romani Giovanni VIII Paleologo di privilegi commerciali al termine dei lavori del Concilio che sancì l’unione delle chiese che Firenze si era premurata di ospitare nell’inverno-primavera del 1439, si configurò come l’obiettivo e il momento centrale del progetto. Una pagina di storia delle relazioni tra le città italiane e l’impero romano Orientale nell’ultima fase della sua esistenza territoriale poco frequentata, ma che tra Costantinopoli e Firenze passa per Atene, Corinto, le isole dell’Egeo, Venezia e Milano.
Bisanzio e Firenze. La Romània fiorentina nel Quattrocento
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| EAN | 9788868093532 |
|---|---|
| Collana | Quaderni della Rivista di bizantinistica |
| Anno | 2022 |
| Editore | CENTRO STUDI ALTO MEDIOEVO |
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