«Gli Italiani hanno le loro doccie, che sono certi sgocciolatoi di quell’acqua calda, che vi trasportano per mezzo di tubi, e si bagnano un’ora al mattino e altrettanto dopopranzo, per la durata di un mese, o la testa o lo stomaco o altra parte del corpo dove soffrono». Così Michel de Montaigne descrive nei suoi Saggi una pratica all’epoca ancora tutta italiana, ma che di lì a poco avrebbe conquistato l’intera Europa rilanciando la moda dei bagni termali. Con la progressiva ‘medicalizzazione’ della società urbana le cure alle terme divennero un rimedio buono per quasi tutti i mali, tanto da alimentare una sorta di pellegrinaggio d’élite verso siti di forte richiamo come Abano, Lucca, Acqui e Caldiero e, al sud, l’isola di Ischia e i bagni vulcanici di Pozzuoli. Quei luoghi di cura e di svago dove transitarono dame e gentiluomini, cardinali e principesse, letterati e uomini d’arme tutti ugualmente in cerca di sollievo, si offrono oggi al nostro sguardo come un osservatorio privilegiato e illuminante sulla società aristocratica e i suoi modi d’essere nell’Europa del tardo Rinascimento.
Cura di sé al tempo di Montaigne. I bagni termali nell’Europa del Cinquecento (La)
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