È nato prima il cattivo gusto o la tv spazzatura? La qualità ha perso terreno nei confronti della quantità, la televisione si è adattata a un popolo di teleutenti che mediamente ha studiato poco ed è distribuito fra ottomila comuni, quindi è sostanzialmente un pubblico di provincia. È un periodo storico in cui i giovani, che hanno sempre vissuto alla ricerca di miti, si accontentano di quello che trovano. Cosa può fare la televisione, in finto antagonismo con i social, se non inseguire i gusti? O, ancora meglio, indirizzarli? Se riesco a condizionarti e a farti piacere quello che ti offro, a farti identificare col mostro che ho costruito per te, divento il tuo padrone. Signori, volete un mito? E noi ve lo diamo, poco importa se dura lo spazio di un attimo, poi ne abbiamo già pronto un altro. Se gli italiani si stanno disinnamorando della televisione generalista non è colpa soltanto delle piattaforme streaming, ma di questo declino qualitativo. Il trash inquina ovunque, estendendosi dalla tv ai social. Il servizio pubblico, poi, continua a essere pilotato e contaminato dalla “mala politica”. Una disinfestazione etica è quindi un dovere, nell’interesse di tutti ma, soprattutto, delle nuove generazioni.
Mala TV. La decadenza di un medium da salvare (La)
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