Se guardiamo alla realtà dell’immigrazione con empatia e consapevolezza, la “società multiculturale” non appare mai una condizione ideale di integrazione fra genti di colore diverso, né si riduce mai a uno slogan ideologico pervaso di vuoto ottimismo. Così, per esempio, i bambini “venuti da altrove”, ma destinati a crescere fianco a fianco con i nostri figli, ci obbligano a pensare e ad agire in una prospettiva diversa da quella evocata da certe immagini patinate proposte dai media. È questa la sollecitazione che riceviamo dalle analisi di Marie Rose Moro e colleghi, elaborate a partire dal confronto con l’impervia realtà multiculturale di una periferia metropolitana e da storie di vita ricche di senso e di speranza per tutti. Non è molto, infatti, che l’approccio al periodo che precede e segue la nascita ha incorporato la componente culturale. Gravidanza, parto, messa in atto di interazioni precoci e costruzione della genitorialità sono atti profondamente intimi, ma anche atti medici, sociali e culturali: le strategie di accoglienza, prevenzione e cura inerenti al periodo perinatale vanno dunque elaborate in un’ottica di concreto sostegno. Per questa ragione, il libro, oltre ad auspicare una più profonda comprensione del neonato e della sua famiglia, aspira dichiaratamente a sensibilizzare e a formare gli specialisti dell’infanzia, gli operatori della giustizia, gli insegnanti, gli studenti e tutti coloro che credono nell’impegno a favore degli strati più vulnerabili della nostra società.
Maternità in esilio. Bambini e migrazioni
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