Mitra-Varuna (1940) è uno dei testi più significativi dell’autore, all’interno del quale espone in nuce i complessi rapporti intercorrenti all’interno della coppia sovrana a capo della gerarchia indoeuropea: quella rappresentata dalla figura del sovrano diurno, giurista e amico degli uomini (Mitra, Tiwaz, Dius Fidius etc.) a cui si abbina quella del sovrano notturno, terribile incantatore e possessore dell’estasi ispirata (Varuna, Wodanaz, Urano). L’opera permette anche ad un lettore non esperto di approcciarsi a questo tema fondamentale e dalle profonde implicazioni mitologiche, filosofiche e metapolitiche. Questo tema, che impegnerà l’autore per tutta la sua esistenza, viene per la prima volta esposto in questa sede sulla base delle sue intuizioni riguardanti i rapporti tra Romolo e Numa, le mutilazioni di Tyr e Odhinn, le compagini sacerdotali regolari (flamini, bramini, Druidi ecc.) e quelle estatiche (Luperci, Berserker, Marut ecc.). L’opera viene presentata in questa sede sulla base della prima redazione originale dell’autore, apparsa nel 1940. Questa è la prima traduzione italiana del saggio.
Mitra-Varuna. Due rappresentazioni indoeuropee della sovranità
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